Storia del Comune

La planimetria dell'abitato risulta impostata secondo uno schema planimetrico polilobato a forma di stella a cinque lobi o di rondine ad ali spiegate seguendo pedissequamente l'andamento orografico del sito. L'impianto urbanistico ha continuato ad espandersi secondo le direttrici primitive. Il tessuto urbano è suddiviso in comparti trasversali a stecca costituiti prevalentemente da case a schiera spesso a più piani, intersecati da stradine, spesso a gradoni, che si affacciano e scendono verso valle a causa dell'accentuata pendenza delle aree rocciose su cui insistono. L'aspetto architettonico delle strutture abitative non risulta eccessivamente alterato dalle ristrutturazioni eseguite nel tempo più recente e mantiene, di massima, l'immagine medioevaleggiante della città.

L'immenso patrimonio di reperti archeologici che testimonia dello splendore passato oggi è tuttavia nella maggior parte fuori dalla propria sede disseminato com'è nei musei di Parigi, Berlino, Londra, New York, all'estero, e a Catania, Siracusa, Palermo, Trapani, Napoli, Roma e Milano.
 

La cittadina di Centuripe (EN) è pittorescamente arroccata su un sistema montuoso (730 s.l.m.m.) che si erge maestoso a metà strada tra Catania ed Enna. Dalla sommità, il panorama è dominato dall'imponente mole dell'Etna e lo sguardo spazia sulle vallate fluviali circostanti (valli del Salso, del Dittaino e del Simeto) e sulla Piana di Catania, fino alle catene montuose degli Erei e dei Nebrodi per il raggio di una cinquantina di chilometri. La popolazione è di 5.800 abitanti. L'economia è a carattere prevalentemente agricolo e artigianale, ma cominciano a farsi strada anche settori legati al terziario.

Centuripe, oltre alle bellezze paesaggistiche, che ne fanno una sorta di Taormina dell'entroterra, offre anche notevoli resti archeologici. Fu fondata dai siculi verso l'VIII secolo a.C. e da allora fu abitata senza soluzione di continuità fino al XIII secolo d.C., quando venne distrutta da Federico II di Svevia e rifondata tre secoli dopo. L'impianto urbano, pertanto, con le sue pittoresche viuzze pensate per una viabilità a trazione animale, è ancora quello cinquecentesco.

Il periodo di maggiore floridezza della città antica fu raggiunto sotto il domino romano tra il III e il I secolo a.C.
Sappiamo, da Cicerone e da altre fonti antiche, che i centuripini intrattenevano relazioni privilegiate con l'Urbe. Relazione, questa, che certamente influenzò in positivo la vita economica locale. In età imperiale, tra il I e il III secolo d.C. vi sorsero numerosi monumenti pubblici, tuttora conservati, che assieme a quelli di Taormina, Catania e Siracusa costituiscono le tracce più consistenti dell'architettura romana in Sicilia. Lungo il corso dello fiume Simeto, ad esempio, si possono ammirare i resti di un imponente ponte che affascinò già i viaggiatori del '700. All'interno o ai margini dell'abitato si conservano i resti, possenti, di altri monumenti di età imperiale (I-III sec. d.C.): due mausolei ("Castello di Corradino" e "Dogana"), almeno due edifici termali ("Acqua Amara" e "Vagni"), una grande cisterna in muratura, muraglioni di terrazzamento, una struttura ("Panneria") di cui non si conosce l'esatta destinazione, un complesso architettonico in cui veniva celebrato il culto di Augusto con una stanza mosaicata e numerose statue della famiglia imperiale ora esposte nel vicino Museo Archeologico. Nello stesso museo, sono esposti anche i reperti provenienti dalla collezione comunale, da scavi ed esplorazioni del territorio.

Al piano terra si possono ammirare i resti raccolti in alcuni siti preistorici disseminati nel territorio. Spicca un volto, risalente a circa sette millenni addietro, che si può considerare una delle prime rappresentazioni umane della Sicilia orientale. Seguono i reperti della città ellenistica (III-I secolo a.C.), tra i quali va fruita con particolare attenzione la ricostruzione di una bottega di ceramista con gli strumenti originali dell'epoca. Nello stesso piano, infine, sono esposte le statue in marmo provenienti dal citato complesso in cui i sacerdoti Augustales officiavano il culto dell'imperatore e quelle della collezione comunale con una testa colossale dell'imperatore Adriano. Al piano ammezzato sono esposti altri reperti legati alla vita e alle attività della città antica (commercio, produzione dell'olio, .). Al piano superiore quelli recuperati nelle tombe degli antichi abitanti del luogo, databili tra l'VIII e il I secolo a.C., con la ricostruzione di una sepoltura "a camera".
 

Le sorti della città seguirono quelle dell'impero romano; Verso il Mille venne assediata dai Saraceni che uccisero 40 monaci basiliani dell'omonimo convento; la conquista normanna portò solo un breve periodo di pace nel quale la città rifiorì. Venne distrutta, in periodo svevo nel 1232, da Federico II che ne deportò gli abitanti ad Augusta e poi ancora, tra il 1267 e il 1270, nuovamente assediata ai tempi di Corradino di Svevia dagli Angioini che espugnatala ne trucidarono gli abitanti. Centuripe fu distrutta, il sito venne dimenticato e rimase disabitato fino alla metà del XVI secolo. Nel 1408 un forte terremoto e una grande eruzione dell'Etna devastò molte zone attorno a Catania per cui alcune famiglie si rifugiarono a Centuripe tra i resti della città distrutta e vi fissarono la dimora. Fu rifondata però solo nel 1548, e prese il nome di Centorbi, dai Moncada di Adernò, dei quali rimase feudo. Venne eretta la Chiesa Madre, completata però solo agli inizi dell'Ottocento. Nel 1628 Centorbi contava circa 800 abitanti. Nel XVII secolo la Sicilia passò sotto il dominio dei Borboni che, a partire dal 19 aprile 1819, adottarono un nuovo sistema amministrativo dividendo la Sicilia in sette province: Palermo, Messina, Catania, Girgenti , Siracusa, Trapani e Caltanissetta. Centorbi fu innalzato a capoluogo di circondario e furono posti sotto la sua giurisdizione Regalbuto, Catenanuova e Carcaci. Con l'arrivo di Garibaldi in Sicilia, nel 1860, anche i Centuripini accorsero volontari; una lapide ricorda che egli ebbe a definire Centuripe "balcone della Sicilia".

La cittadina vide un periodo di relativa prosperità in concomitanza con lo sfruttamento delle miniere di Zolfo presenti nel territorio ed oggi abbandonate. La popolazione raggiunse i 15.000 abitanti intorno agli anni venti ma con l'entrata in crisi dell'esportazione zolfifera siciliana, allora leader mondiale, iniziò la regressione demografica fino ai poco più di cinquemila abitanti odierni. Nel 1926 con provvedimento regio venne istituita la provincia di Enna e Centuripe venne aggregato ad essa con tutto il suo circondario.

L'ultima distruzione dell'abitato si ebbe, a seguito dello sbarco degli alleati nell'Isola, nel 1943 quando subì duri bombardamenti e il 3 agosto, la sua occupazione da parte degli alleati obbligò i Tedeschi ad abbandonare tutta la parte occidentale della Piana di Catania e della valle del Simeto.



La città lentamente divenne ellenizzata e prosperò nel periodo greco alternando periodi di tirannia a periodi di libertà. Nella seconda metà del IV secolo a.C., si sviluppò una importante officina di produzione ceramica artistica con un grande repertorio figurato e un particolare gusto per il cromatismo. Nel secolo successivo la produzione raggiunse alti livelli; si producevano vasi di grandi dimensioni policromici e con decorazioni plastiche riportate. Ma sarà il terzo secolo avanti Cristo il momento della ricchissima produzione di statuette fittili in terracotta dette tanagrine, per decorazioni funerarie, la cui grazia e ricercatezza di soggetti, come eroi,dei e animali varrà a Centuripe il titolo di Tanagra della Sicilia. Due bellissimi esemplari si trovano nel Museo Pepoli di Trapani. L'importanza raggiunta dalla città è dimostrata anche dalla ricca produzione di monete del periodo.

Verso il 404 a.C. Centuripe cadde sotto la tirannia di Damone alleato di Dionisio I di Siracusa; Nel 368 prese il potere Nicodemo e governò fino al 339 a.C., anno in cui il siracusano Timoleone lo costrinse a fuggire. Ventisette anni dopo la città cadde sotto il brutale controllo del tiranno siracusano Agatocle.

 

Nel 263 a.C. i consoli Marco Valerio Flacco e Marco Ottacilio iniziarono la campagna contro i Cartaginesi; Centuripe si sottomise spontaneamente e venne dichiarata città libera ed esentata da qualunque tassa, come dichiara Cicerone nelle sue Verrine. Da questo momento conobbe un grandissimo sviluppo e divenne una delle più importanti città romane della Sicilia. Lo attestano sia le dichiarazioni di Cicerone, forse un po' troppo enfatiche, che la grande quantità di vasellame e gli imponenti resti monumentali. Interessante una iscrizione in greco del II secolo a.C. con il racconto di una missione diplomatica centuripina a Roma e a Lanuvio e una parte del trattato con Lanuvio con cui risulta gemellata per le comuni origini.

Nel 30 a.C. Sesto Pompeo la assediò e distrusse per la sua fedeltà ad Ottaviano, ma questi la fece ricostruire e diede ai suoi abitanti la cittadinanza romana. La Centuripe di età romana imperiale è quella che ha lasciato i resti monumentali più imponenti. Grandiosi resti monumentali, un ricco complesso di sculture, numerose iscrizioni: tutta una serie di elementi sembrano segnare i successi di una famiglia locale che nel II secolo è arrivata ad esprimere un console, a sua volta figlio di uno dei componenti dell'entourage dell'imperatore Adriano. Una grande quantità di resti monumentali sono andati perduti per sempre a causa dell'incuria del passato e del sistematico depredamento che ha rifornito collezionisti e raccolte di ogni dove. Oggi rimangono, il Tempio degli Augustali del I-II secolo che si affacciava, sopraelevato, su una via colonnata e due tombe monumentali a torre, la Dogana, di cui è visibile solo il piano elevato e il castello di Corradino. A nord-ovest del paese, in contrada Bagni, una strada lastricata conduce ai resti di un Ninfeo, sospeso sul vallone del torrente sottostante, di cui rimane una parete in mattoni con cinque nicchie, resti di una vasca di raccolta delle acque e parti dell'acquedotto. Inoltre reperti dall'VIII secolo a.C. al Medioevo come le statue provenienti dal tempio degli Augustali, riferibili a imperatori e familiari, una testa dell'imperatore Adriano appartenuta a una enorme statua di almeno 4 metri, due urne funerarie della famiglia degli Scribonii, terrecotte di produzione locale dal III al I secolo a.C. oltre a tante maschere teatrali.

Notevoli sono le emissioni monetali di età romana repubblicana.



 

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